Intervista a Lara – contest manager di Recrytera: dietro le quinte dei concorsi pubblici

In un contesto in cui l’organizzazione dei concorsi pubblici riveste un’importanza strategica, il ruolo del Contest Manager è cruciale per garantirne la regolarità e l’efficacia. In questa intervista esclusiva a Lara, contest manager di Recrytera, esploreremo le responsabilità e le dinamiche di questa figura professionale. Lara ci offrirà una prospettiva privilegiata sul processo concorsuale, dall’ideazione alla sua conclusione.

1. Sappiamo che la figura del contest manager è cruciale nell’organizzazione e gestione dei concorsi pubblici. Potresti descriverci nel dettaglio quali sono le principali responsabilità e come il tuo lavoro si inserisce nel più ampio processo concorsuale, dall’ideazione fino alla conclusione?

Il contest manager è il professionista incaricato di ideare, pianificare, coordinare e supervisionare tutte le fasi di un concorso pubblico, nel rispetto della normativa vigente (es. D.Lgs. 165/2001, Codice dei contratti pubblici, Codice dell’amministrazione digitale, ecc.) e degli obiettivi dell’amministrazione. Non si limita ad “eseguire” la procedura: lavora a stretto contatto con dirigenti, uffici legali, commissioni e fornitori, ed è il punto di riferimento interno ed esterno per l’intero iter concorsuale.

È importante rimanere accanto all’Amministrazione supportandola nella corretta interpretazione della normativa sempre in evoluzione per integrare le esigenze del cliente con il fabbisogno e la corretta modalità di espletamento dell’intera procedura di selezione.

Le principali responsabilità del Contest Manager posso riassumerle in alcuni punti:

1) Analisi del fabbisogno e progettazione del bando

Collabora con gli uffici HR e la dirigenza per definire i profili da reclutare, in base alla dotazione organica e al piano dei fabbisogni. Redige o coordina la stesura del bando di concorso, curando: requisiti d’accesso, modalità di selezione (prove, titoli, punteggi), criteri di valutazione, adempimenti legali e trasparenza amministrativa. Assicura che il bando sia pubblicato correttamente su portali ufficiali (INPA, Gazzetta Ufficiale, sito dell’ente, ecc.).

2) Supporto e segreteria della Commissione esaminatrice: Organizza le sedute e fornisce supporto tecnico-amministrativo alla Commissione. Cura la verbalizzazione delle operazioni, la riservatezza degli atti, la corretta applicazione dei criteri valutativi, interviene (senza influenzare il merito) per garantire correttezza procedurale e rispetto dei tempi.

3) Gestione della trasparenza, degli atti e dei ricorsi. Cura la pubblicazione degli atti (graduatorie, verbali, punteggi). Gestisce eventuali accessi agli atti e istanze dei candidati. Coordina con l’ufficio legale la gestione dei ricorsi amministrativi o contenziosi. Assicura il rispetto della normativa su privacy (GDPR) e anticorruzione (L. 190/2012).

4) Conclusione e inserimento del personale: Supervisiona l’approvazione della graduatoria definitiva. Coordina la comunicazione con i vincitori e l’avvio delle assunzioni. Supporta gli uffici nell’inserimento del personale in pianta organica e nella stipula dei contratti.

2. Il panorama dei concorsi pubblici è in continua evoluzione, spesso con l’introduzione di nuove normative o metodologie. Quali sono le sfide più significative che affronti quotidianamente nel tuo ruolo e come vedi l’attuale direzione di cambiamento nel mondo dei concorsi pubblici, anche alla luce delle recenti riforme?

Come Responsabile della gestione e organizzazione dei concorsi pubblici in Italia, mi trovo ad affrontare quotidianamente una serie di sfide complesse e stratificate, che riflettono l’evoluzione normativa, tecnologica e sociale del settore pubblico. Di seguito elenco le principali difficoltà e fornisco un’analisi dell’attuale direzione di cambiamento, anche alla luce delle recenti riforme.

Le riforme degli ultimi anni (es. PNRR, riforma della PA) hanno introdotto nuove modalità di reclutamento, come le procedure semplificate, digitalizzate e più rapide. Adeguarsi rapidamente a questi cambiamenti richiede un aggiornamento continuo di procedure, regolamenti interni e prassi operative. Le normative sono spesso complesse, con margini interpretativi che rendono difficile l’applicazione uniforme tra enti. L’abbandono delle prove scritte tradizionali (a tema, a mano) in favore di quiz a risposta multipla e prove digitali consente di bandire più concorsi all’anno ed è importante essere presenti e fare la buona consulenza per ottenere risultati non solo quantitativi ma qualitativi.

Le selezioni infatti sono sempre più orientate a testare competenze pratiche e attitudinali, oltre alle conoscenze teoriche.

Il mio compito è quello di integrare le nuove metodologie con le esigenze espresse dagli Enti in un’ottica di efficienza, trasparenza ed equità.

3. Oggi si parla molto di un cambiamento di paradigma nella Pubblica Amministrazione, che non cerca più solo competenze tecniche, ma anche un set di soft skills. Dal tuo punto di osservazione, quali sono le soft skills che ritieni indispensabili per chi aspira a lavorare nella PA e come vengono valutate (o dovrebbero essere valutate) durante le prove concorsuali?

È evidente che la Pubblica Amministrazione stia attraversando una fase di rinnovamento profondo. Non si tratta solo di cambiare strumenti e procedure, ma di una vera e propria rivisitazione del profilo ideale del dipendente pubblico.

Se prima il focus era quasi esclusivamente sulle competenze tecnico-normative, oggi si riconosce sempre più che la qualità del servizio pubblico dipende anche – e forse soprattutto – da un insieme di soft skills, indispensabili per affrontare contesti complessi, dinamici e relazionali.

Ecco le soft skills che ritengo fondamentali:

  1. Capacità di lavorare in team
  • La PA moderna lavora sempre più per progetti trasversali e interdipartimentali.
  • Il lavoro in silos è un ostacolo all’innovazione e alla qualità del servizio.

2. Comunicazione efficace (scritta e orale)

  • Essenziale per interfacciarsi con cittadini, colleghi e stakeholder esterni.
  • Richiesta chiarezza, sintesi, e capacità di ascolto attivo.

3. Problem solving e pensiero critico

  • La burocrazia oggi deve risolvere problemi, non crearli.
  • Servono persone capaci di interpretare la norma in modo intelligente, flessibile e orientato all’obiettivo.

4. Gestione dello stress e adattabilità

  • Il contesto normativo e operativo è in continua evoluzione.
  • Il dipendente pubblico deve saper reagire con resilienza a picchi di lavoro, riforme, cambiamenti organizzativi.

5. Orientamento al risultato e senso di responsabilità

  • Sempre più enti adottano logiche di performance management: non basta “fare”, bisogna “raggiungere obiettivi”.

6. Competenze digitali trasversali

  • Non è solo una competenza tecnica: implica la capacità di muoversi in ambienti digitali, apprendere strumenti nuovi, usare in modo consapevole dati e piattaforme.

7. Etica e senso del servizio pubblico

  • Forse la soft skill più “dimenticata”, ma essenziale: saper conciliare il rispetto delle regole con l’interesse pubblico e il benessere collettivo.

4. In un contesto in cui la PA mira a diventare più efficiente, innovativa e orientata ai servizi, cosa cerca realmente la Pubblica Amministrazione nei candidati che partecipano ai concorsi? Quali sono i profili e le attitudini che, a tuo avviso, la PA sta privilegiando per costruire il suo futuro?

La PA del futuro cerca candidati che siano professionisti, non burocrati. Che sappiano lavorare con intelligenza, autonomia e senso del servizio. Che non abbiano paura del cambiamento, ma lo sappiano guidare. È un cambio di paradigma lento, non privo di resistenze, ma ormai irreversibile. Sempre più bandi, soprattutto a livello centrale (Funzione Pubblica, Ministeri, Agenzie), privilegiano: profili ibridi, ad esempio: giurista + competenze digitali, amministrativo + project management, tecnico + comunicazione pubblica. 

Candidati giovani, ma non inesperti: molti concorsi puntano a valorizzare esperienze formative e professionali nel settore privato o del terzo settore, per contaminare la PA. 

Figure con approccio proattivo, che nella fase orale riescono a dimostrare non solo conoscenza normativa, ma anche capacità di analisi e proposta.  

La PA continua ad avere bisogno di profili specialistici: giuristi, contabili, ingegneri, informatici, esperti ambientali, tecnici amministrativi. Tuttavia, viene sempre più apprezzata la capacità di adattare le competenze tecniche a contesti diversi, interdisciplinari, in continua evoluzione normativa e organizzativa. 

I candidati ideali sono portatori di cambiamento, in grado di proporre soluzioni nuove, usare strumenti digitali, digitalizzare processi o semplificare adempimenti. Questo vale anche per figure “classiche” come il funzionario amministrativo: oggi si chiede capacità di ripensare processi, non solo gestirli. Non basta più “fare la propria parte”: i profili ricercati sono quelli capaci di vedere il quadro d’insieme, di lavorare per obiettivi e con spirito di servizio. La PA cerca candidati che capiscano che l’efficienza non è un fine, ma un mezzo per offrire servizi migliori, più accessibili e trasparenti. La PA cerca persone che sanno e vogliono imparare: flessibili, curiose, aggiornate. Non bastano i titoli conseguiti: serve la capacità di aggiornarsi costantemente su normative, tecnologie e metodologie. 

5. Le modalità di selezione nei concorsi pubblici stanno subendo significative trasformazioni, con l’introduzione di prove più dinamiche e meno focalizzate sulla mera memorizzazione. Ci puoi parlare di come stanno cambiando le tipologie di prove concorsuali e in che modo queste nuove metodologie cercano di identificare i candidati più idonei per le esigenze attuali della PA?

Certamente, stiamo assistendo a un vero e proprio cambiamento di paradigma nelle modalità di selezione dei concorsi pubblici in Italia. Le riforme degli ultimi anni, spinte soprattutto dal PNRR, dal Decreto Reclutamento e dalla necessità di svecchiare la macchina amministrativa – stanno portando a una profonda revisione dei modelli concorsuali, con l’obiettivo di renderli:

  • più agili nei tempi,
  • più coerenti con le reali competenze richieste,
  • più meritocratici e trasparenti.

Un tempo le prove scritte si basavano quasi esclusivamente sulla conoscenza mnemonica di leggi e regolamenti. Oggi viene privilegiata la comprensione applicativa del diritto e delle norme, le domande sono sempre più spesso casistiche (“Cosa faresti se…”) o legate a situazioni reali. Si punta sulla capacità di ragionamento logico-giuridico, più che sulla ripetizione pedissequa di articoli.

Le prove scritte sono quasi sempre informatizzate, con quiz a risposta multipla. Oltre alla parte tecnico-normativa, si introducono sempre più: logica e ragionamento critico, comprensione del testo, competenze digitali, capacità numeriche.

I Vantaggi sono certamente la rapidità di correzione e pubblicazione graduatorie e l’oggettività e trasparenza (difficile contestare una risposta automatizzata).

Maggiore utilizzo di prove attitudinali e comportamentali (soft skills).

In fase di sperimentazione (e in alcuni enti già in uso), si stanno diffondendo: Situational Judgment Test (SJT): test basati su scenari realistici per valutare decision-making, etica, problem solving.

Domande comportamentali nel colloquio: “Racconti un episodio in cui ha dovuto lavorare sotto pressione”.

Assessment center (ancora rari): prove di gruppo, role playing, discussioni simulate per osservare le capacità trasversali.

I Colloqui sono sempre più orientati alla motivazione e alle competenze trasversali; l’orale non è più solo una verifica delle conoscenze., ma si presta attenzione a: motivazione al ruolo e alla missione pubblica, coerenza del percorso di studi e delle esperienze, capacità comunicative e relazionali, competenze digitali e flessibilità operativa.

Cresce il peso della valutazione dei titoli (formativi e professionali), soprattutto per concorsi di profilo tecnico o specialistico.

In alcuni casi (es. concorsi PNRR, profili ICT o STEM), la valutazione dei titoli può sostituire una prova o pesare molto in graduatoria finale.

6. Concludendo, quale consiglio ti sentiresti di dare a chi oggi desidera intraprendere una carriera nella Pubblica Amministrazione? Quali sono gli aspetti su cui dovrebbero concentrarsi maggiormente per prepararsi al meglio ai concorsi e per essere professionisti di successo nella PA del futuro?

Chi oggi desidera intraprendere una carriera nella Pubblica Amministrazione in Italia si trova in un momento molto interessante, ma anche impegnativo: la PA sta cambiando pelle e cerca persone in grado di portare valore, non solo eseguire norme. Se dovessi dare un consiglio, ne darei in realtà tre, tra loro collegati, che toccano mente, metodo e motivazione.

1. Vai oltre lo studio mnemonico: forma un pensiero critico e operativo

Non basta più imparare a memoria articoli e norme. Oggi serve: capire i principi che guidano l’azione amministrativa (trasparenza, legalità, efficacia, imparzialità…), saper applicare le norme a casi pratici, a contesti complessi, a problemi concreti, collegare competenze giuridiche, economiche, digitali, con un approccio integrato.

2. Allenati sulle competenze trasversali e digitali

Chi entra oggi nella PA dovrà: usare piattaforme, banche dati, strumenti di collaborazione online, lavorare in team, a distanza, su progetti complessi, comunicare con chiarezza con cittadini, colleghi e soggetti esterni.

3. Abbi chiaro perché vuoi lavorare nella PA

Il lavoro pubblico non è (più) solo un posto fisso. Deve essere soprattutto una missione di servizio al cittadino, una responsabilità verso la collettività, un’opportunità per contribuire a modernizzare e migliorare il Paese.

Questa intervista ha offerto una panoramica chiara sulle dinamiche attuali e sulle trasformazioni in atto nel mondo dei concorsi pubblici e della Pubblica Amministrazione. Abbiamo esplorato l’importanza di un approccio dinamico alla selezione e l’esigenza di individuare profili che possano contribuire attivamente all’innovazione e all’efficienza della PA.

I consigli finali di Lara rappresentano una guida essenziale per chi aspira a una carriera nella Pubblica Amministrazione, sottolineando l’importanza di una preparazione mirata e di una comprensione approfondita delle nuove esigenze della PA.

Soft skills nella pubblica amministrazione e i concorsi pubblici

Soft skills nella Pubblica Amministrazione: cosa richiedono oggi i concorsi pubblici

Per molto tempo entrare nella Pubblica Amministrazione ha significato “trovare un posto fisso”, magari per tutta la vita. Oggi, però, questo approccio è superato.

La PA non cerca più persone che occupino una scrivania, ma risorse in grado di contribuire attivamente al funzionamento e al miglioramento dei servizi pubblici.

In questo nuovo scenario, le soft skills nella Pubblica Amministrazione stanno diventando un elemento fondamentale nella selezione del personale, anche nei concorsi rivolti a diplomati e laureati.

La PA ha bisogno di risorse, non solo di dipendenti

Gli enti pubblici si trovano oggi ad affrontare sfide complesse: innovazione digitale, semplificazione dei processi, aumento delle richieste da parte dei cittadini.

Per rispondere in modo efficace, non basta una preparazione tecnica solida: servono persone capaci di comunicare, lavorare in gruppo, adattarsi ai cambiamenti e prendere decisioni consapevoli.

In altre parole, la PA ha bisogno di risorse competenti, motivate e capaci di agire con consapevolezza, non semplicemente di dipendenti preparati tecnicamente.

 

Perché la Pubblica Amministrazione punta sulle soft skills?

Nella PA moderna, non basta più conoscere leggi, regolamenti o saper usare software gestionali. La complessità del contesto richiede competenze trasversali, come:

  • Comunicare in modo efficace
  • Lavorare in gruppo
  • Adattarsi ai cambiamenti
  • Gestire lo stress e le priorità
  • Risolvere problemi in autonomia

Le soft skills nella Pubblica Amministrazione servono a migliorare i servizi per il cittadino, facilitare la collaborazione tra uffici e gestire l’innovazione digitale.

 

Concorsi pubblici: come vengono valutate le soft skills?

Nei bandi più recenti — rivolti sia a laureati che a diplomati — le prove non si limitano più a quiz di logica o domande teoriche. Sempre più spesso, i concorsi pubblici includono anche colloqui attitudinali o motivazionali, per valutare la personalità e l’approccio al lavoro. Ma anche prove situazionali o test di gruppo, e test psicoattitudinali, che rilevano competenze comportamentali e relazionali. Infine, valutazione del curriculum, che premia anche esperienze di volontariato, tirocinio o lavori in team. Approcci che dimostrano che le soft skills nella Pubblica Amministrazione stanno diventando un vero e proprio criterio di selezione nei concorsi, accanto alle conoscenze tecniche.

Recrytera e il futuro della selezione nella PA: il nostro contributo concreto

Abbiamo parlato di quanto le soft skill siano cruciali per la Pubblica Amministrazione del futuro, ma come si traduce tutto questo in pratica? Come si può realmente innovare il processo di selezione per identificare talenti dotati di queste competenze? Noi di Recrytera non ci limitiamo a osservare il cambiamento, ma siamo attori proattivi che lo rendono possibile.

Un esempio lampante del nostro impegno è il concorso per il Ministero della Giustizia, che si è tenuto il 20 e il 21 maggio, volto a reclutare 54 Dirigenti di seconda fascia. Questo processo di selezione ha rappresentato una vera e propria rivoluzione, di cui siamo stati parte integrante.

La prima prova scritta, infatti, si è svolta interamente attraverso 20 domande a contenuto situazionale. Scenari realistici ambientati nel contesto ministeriale, ciascuno con una problematica da affrontare e tre possibili risposte: da quella più efficace a quella meno indicata. Questa metodologia è stata specificamente progettata per valutare competenze trasversali, capacità decisionali e attitudine alla leadership in contesti complessi, andando ben oltre il tradizionale approccio nozionistico. È un approccio che ha permesso di selezionare persone realmente in grado di affrontare responsabilità reali e di impatto nella Pubblica Amministrazione.

L’innovazione ha caratterizzato anche la seconda prova: ogni candidato ha lavorato su due tablet, uno per rispondere e uno per consultare i testi giuridici, con codici di accesso specifici per completare la prova. Abbiamo lavorato a stretto contatto con la commissione per predisporre contenuti esaustivi e coerenti, garantendo a tutti i candidati gli strumenti necessari per rispondere con consapevolezza ed equità.

Questo concorso segna un cambio di passo epocale nel modo di selezionare la classe dirigente della PA, e siamo orgogliosi di aver giocato un ruolo chiave nel renderlo una realtà. Il nostro impegno è continuare su questa strada, portando innovazione e professionalità per costruire una Pubblica Amministrazione sempre più competente e all’altezza delle sfide future.

 

Quali soft skills cercano oggi gli enti pubblici

Tra le competenze trasversali più richieste nei concorsi per la Pubblica Amministrazione spicca la comunicazione efficace. Saper esprimere idee in modo chiaro e conciso, sia in forma scritta che orale, è cruciale per interagire con colleghi, superiori e, soprattutto, con i cittadini. A questo si aggiunge la flessibilità e adattabilità, qualità indispensabili in un contesto in continua evoluzione come quello della PA, che richiede la capacità di gestire cambiamenti, nuove normative e diverse esigenze lavorative. Il problem solving è un’altra competenza chiave: i funzionari pubblici devono essere in grado di analizzare situazioni complesse, identificare le cause dei problemi e trovare soluzioni pratiche e innovative.

Non meno importanti sono la gestione dello stress e il lavoro in team. La PA può essere un ambiente esigente, e la capacità di mantenere la calma sotto pressione è fondamentale per garantire la continuità dei servizi. Allo stesso tempo, la collaborazione e l’abilità di lavorare in gruppo sono essenziali per il successo di progetti complessi e per il raggiungimento di obiettivi comuni. L’autonomia e lo spirito di iniziativa riflettono la capacità di agire proattivamente, assumendosi responsabilità e proponendo nuove idee per migliorare i processi e i servizi.

Infine, l’empatia e l’intelligenza emotiva sono diventate competenze imprescindibili. Comprendere e gestire le proprie emozioni, così come riconoscere quelle degli altri, favorisce un clima di rispetto e fiducia, migliorando le relazioni interpersonali e la capacità di interagire con un’utenza sempre più diversificata. Chi possiede un mix equilibrato di queste competenze trasversali ha maggiori probabilità non solo di superare le prove concorsuali, spesso strutturate proprio per valutarle, ma anche di integrarsi con successo all’interno della struttura pubblica, contribuendo in modo significativo alla sua modernizzazione e al miglioramento dei servizi offerti ai cittadini.

 

Prepararsi alle soft skills nella Pubblica Amministrazione

Se sei un diplomato o laureato interessato a un concorso nella PA, oggi devi prepararti a 360 gradi.
Studiare le materie richieste è fondamentale, ma lo è altrettanto sviluppare le soft skills e saperle dimostrare durante le prove.

La Pubblica Amministrazione cerca candidati competenti ma anche persone in grado di lavorare bene con gli altri, gestire la complessità e contribuire in modo positivo al cambiamento.

Investire sulle tue soft skills nella Pubblica Amministrazione è il passo giusto per superare i nuovi concorsi pubblici e costruire una carriera solida e gratificante.

Il ruolo degli psicologi nei concorsi pubblici

Il ruolo degli psicologi nei concorsi pubblici: intervista al team di Recrytera

In un’epoca in cui il settore pubblico si rinnova e cerca nuove energie, la selezione dei talenti è diventata un’arte che va ben oltre il semplice curriculum. Ma cosa significa davvero individuare le persone giuste per guidare il cambiamento? Lo abbiamo chiesto a chi, ogni giorno, contribuisce a modellare il futuro delle nostre istituzioni: gli psicologi del lavoro di Recrytera. In questa intervista, scoprirete come la loro visione e professionalità stiano rivoluzionando i concorsi pubblici, mettendo al centro non solo le competenze, ma anche l’essere umano.

1. Cosa significa oggi essere psicologo del lavoro in un contesto dinamico come quello della selezione pubblica?
Essere psicologo del lavoro nella selezione pubblica oggi significa operare in un contesto caratterizzato da profondi cambiamenti e sfide complesse. Infatti, la Pubblica Amministrazione sta vivendo, dal periodo post Covid, un processo di trasformazione che richiede nuove competenze e approcci nella selezione e nella valutazione dei candidati. Inoltre, la necessità di gestire il turn over dovuto al massiccio pensionamento del personale pubblico, l’ingresso di nuove generazioni all’interno della Pubblica Amministrazione e l’esigenza di renderla attrattiva a queste, richiedono strumenti di selezione capaci di intercettare competenze diverse e aspettative professionali mutate. In questo contesto, si è reso necessario il passaggio da forme selettive rivolte principalmente alla valutazione della conoscenza a modelli che mirano alla valutazione delle competenze. All’interno di questo scenario, lo psicologo del lavoro è chiamato ad inserirsi strategicamente e ad operare in un contesto standardizzato, supportando le amministrazioni nella definizione di profili di competenza allineati alle esigenze organizzative, progettando metodologie scientificamente fondate che garantiscano validità e affidabilità, gestendo volumi elevati di candidature ma sempre operando nel rispetto del quadro normativo e mantenendo standard qualitativi elevati.

2. Qual è il contributo concreto che uno psicologo del lavoro può dare all’interno di un’azienda come Recrytera?
Lo psicologo del lavoro può offrire un contributo concreto e distintivo all’interno di un’azienda come Recrytera, portando un valore aggiunto legato alla comprensione approfondita dei comportamenti umani e delle dinamiche relazionali nei contesti organizzativi. Questo significa saper leggere ciò che accade ‘oltre’ i numeri o le procedure, introducendo prospettive nuove all’interno di processi spesso standardizzati. Attraverso competenze specifiche nella valutazione delle soft skills, nella gestione delle dinamiche di gruppo e nella promozione del benessere organizzativo, lo psicologo del lavoro può contribuire a migliorare l’efficacia dei processi di selezione, onboarding, sviluppo delle competenze e gestione del clima aziendale. Inoltre, può aiutare a intercettare segnali di criticità potenziali, facilitando una maggiore coerenza ed una maggiore integrazione tra persone, ruoli e cultura organizzativa. In questo modo, il suo intervento diventa un ponte tra l’efficienza operativa e l’attenzione al fattore umano.

3. Come cambia l’approccio psicologico quando si lavora a selezioni per concorsi pubblici rispetto al settore privato?
Nel settore pubblico, gli strumenti utilizzati nella valutazione delle competenze trasversali, nell’ambito delle procedure di selezione, hanno necessità di essere progettati in maniera strutturata e devono rispettare criteri di trasparenza, imparzialità e oggettività, mantenendo come riferimenti linee guida normative e regolamenti amministrativi, che ne delimitano la flessibilità nell’utilizzo. Tutto ciò va vissuto in termini di opportunità, raccogliendo la sfida offerta dalla Pubblica Amministrazione, per garantire selezioni oggettive, rispondenti alle esigenze espresse dalle amministrazioni, che riescano ad di individuare i migliori candidati in grado di ricoprire efficacemente il ruolo richiesto e di apportare un valore aggiunto alla struttura organizzativa.

4. In che modo supporti i processi di valutazione dei candidati nei concorsi pubblici gestiti da Recrytera?
A partire dal processo di analisi dei fabbisogni, forniamo consulenza nella progettazione delle strategie di reclutamento, dalla costruzione di bandi specifici all’individuazione di prove finalizzate a valutare le soft skills descritte nel modello delle competenze trasversali necessarie per ricoprire con successo un ruolo specifico o un insieme di ruoli in una organizzazione. L’attività di consulenza prevede anche il supporto nella descrizione del profilo professionale (job description) e delle soft skills previste per il profilo specifico. A tale scopo, integriamo le Commissioni esaminatrici, in qualità di componenti esperti nella fase di valutazione delle soft skills prevista nel processo di selezione.

5. Quanto conta la componente umana nei processi selettivi automatizzati o digitalizzati?
La tecnologia deve essere vista come uno strumento che potenzia e non sostituisce il ruolo dello psicologo. Come psicologo esperto di selezione del personale per le Pubbliche Amministrazioni, credo che la componente umana rimanga fondamentale anche nei processi selettivi digitalizzati, per diverse ragioni. Innanzitutto, il ruolo del fattore umano è insostituibile. Infatti, gli strumenti digitali possono processare dati e identificare pattern, ma l’interpretazione contestuale e la valutazione delle dinamiche comportamentali richiedono ancora il giudizio umano esperto, poiché ogni candidato è unico e può richiedere un approccio differenziato che solo l’occhio esperto può cogliere e valutare in maniera critica. Inoltre, i sistemi automatizzati possono produrre risultati che necessitano di interpretazione e validazione da parte di professionisti qualificati. L’automazione può essere molto efficace per le prime fasi di selezione (verifica requisiti, somministrazione di strumenti testistici standardizzati) e può fornire supporto alla fase valutativa ma la sintesi finale deve sempre prevedere il contributo di esperti. Dunque, l’approccio più efficace dovrebbe integrare l’efficienza della digitalizzazione con l’expertise umana, garantendo processi più rapidi ma mantenendo la qualità valutativa necessaria per identificare i migliori talenti.

6. Come si vive il lavoro in team in un’azienda come Recrytera, dove collaborano figure molto diverse tra loro?
La collaborazione con figure differenti rappresenta un elemento di grande valore. Infatti, ciascun membro del team contribuisce non soltanto con le proprie expertise specifiche, ma apporta anche una particolare prospettiva sul funzionamento e sugli obiettivi dell’organizzazione.
Questa molteplicità di sguardi consente di sviluppare una visione più completa e articolata dei progetti, dove ogni contributo arricchisce la comprensione complessiva degli obiettivi e delle strategie aziendali. Il confronto quotidiano con approcci metodologici diversi stimola un processo di apprendimento continuo che va oltre le competenze puramente tecniche.
La ricchezza di questa collaborazione sta proprio nella capacità di integrare linguaggi e logiche professionali differenti, creando un ambiente di lavoro dove la crescita individuale si alimenta della diversità del gruppo. Ogni interazione diventa un’opportunità per ampliare la propria prospettiva professionale e per contribuire in modo più consapevole e strategico al successo collettivo.
Quello che emerge da questa dinamica è una cultura aziendale basata sulla contaminazione positiva delle idee, dove la curiosità verso l’approccio dell’altro diventa un catalizzatore di innovazione. La diversità professionale si trasforma così in un vantaggio competitivo tangibile, permettendo di affrontare le sfide con maggiore creatività e flessibilità, e di offrire soluzioni più complete e innovative.

7. Quali sono le sfide più interessanti del ruolo e come si preparano per affrontarle?
La sfida più interessante del nostro ruolo è quella di conquistare la fiducia delle Amministrazioni e delle commissioni, dimostrando il valore concreto che la figura dello psicologo del lavoro può apportare ai processi di selezione pubblica. Infatti, frequentemente ci confrontiamo con un approccio inizialmente scettico, che riteniamo comprensibile considerando che la valutazione delle soft skills all’interno dei concorsi pubblici costituisce ancora un elemento di relativa novità.
Quello che rende questa sfida particolarmente stimolante è la necessità di tradurre le competenze teoriche in risultati misurabili e dimostrare attraverso l’azione come il nostro contributo possa effettivamente migliorare la qualità e l’efficacia dei processi selettivi. Non si tratta di imporre una visione, ma di integrarsi armoniosamente nei meccanismi procedurali consolidati e nelle routine operative già strutturate, portando un valore aggiunto che diventi immediatamente riconoscibile.
Per affrontare questa situazione, puntiamo sulla coerenza tra ciò che proponiamo e ciò che realizziamo. La preparazione costante, sia dal punto di vista tecnico che normativo, ci permette di consolidare la credibilità professionale e di rendere evidenti i benefici operativi che derivano dall’integrazione della valutazione delle soft skills, proponendo sempre soluzioni pertinenti e facilmente implementabili.
Il successo si misura nel momento in cui la nostra presenza non viene più percepita come un elemento aggiuntivo, ma come una componente naturale e preziosa del processo.

8. Che consiglio dare a un giovane psicologo che vuole intraprendere questa carriera?
Il primo consiglio è di sviluppare una solida comprensione del contesto normativo e procedurale che caratterizza il settore pubblico. Non basta avere competenze psicologiche eccellenti: è fondamentale acquisire una visione d’insieme dei meccanismi istituzionali, delle logiche organizzative e delle specificità che contraddistinguono questo ambito professionale. Questa conoscenza trasversale diventa la base per applicare efficacemente le proprie competenze specialistiche.
Suggeriamo inoltre di coltivare una mentalità flessibile e orientata al problem solving. Ogni situazione presenta caratteristiche uniche e richiede la capacità di adattare creativamente le proprie competenze a contesti e obiettivi in continua evoluzione. La capacità di pensare fuori dagli schemi e di trovare soluzioni innovative è spesso più preziosa della rigida applicazione di protocolli standardizzati.
È cruciale sviluppare eccellenti capacità comunicative e relazionali, poiché il successo professionale dipende largamente dalla qualità delle interazioni con interlocutori diversi per background e aspettative. Saper costruire rapporti di fiducia, mediare tra esigenze differenti e tradurre concetti complessi in linguaggio accessibile rappresenta una competenza distintiva fondamentale.
Infine, raccomandiamo di coltivare una passione genuina per l’apprendimento continuo e l’aggiornamento professionale. L’evoluzione costante del settore richiede professionisti capaci di anticipare i cambiamenti, di adattarsi rapidamente alle novità e di contribuire attivamente all’innovazione dei processi e delle metodologie.

9. In che modo la tua figura si integra nei processi di Recrytera per garantire selezioni più eque, trasparenti e orientate alla persona?
L’ integrazione della figura dello psicologo del lavoro nei processi di Recrytera si articola diversamente a seconda delle tipologie di prova, garantendo sempre equità e trasparenza attraverso approcci metodologici specifici.
Per le prove scritte, il nostro contributo si concentra principalmente sulla fase di progettazione degli strumenti valutativi. Inoltre, ci occupiamo anche della definizione di criteri di oggettivi e standardizzati, che permettano una valutazione uniforme e riducano al minimo le variabilità interpretative. Inoltre, contribuiamo all’analisi statistica dei risultati per identificare eventuali anomalie o criticità nel processo valutativo.
Nelle prove orali, invece, la nostra presenza assume un carattere più diretto e operativo. Qui possiamo mettere in campo competenze specifiche nell’osservazione delle dinamiche comportamentali e nella conduzione di colloqui strutturati, garantendo che ogni candidato sia valutato secondo parametri coerenti e trasparenti. Il nostro ruolo diventa cruciale nel rilevare non solo le competenze dichiarate, ma anche nel valutare come queste si manifestano concretamente attraverso il comportamento e l’interazione con il candidato.
Per fare un esempio: le competenze comunicative emergono non solo dal contenuto delle risposte, ma anche dalla capacità di modulare il registro linguistico e di utilizzare un linguaggio appropriato al contesto. Questo livello di osservazione permette di cogliere sfumature che vanno oltre la preparazione teorica, rivelando la reale capacità di trasferire le conoscenze in contesti operativi.
Questa osservazione multidimensionale permette di costruire un profilo più completo e realistico del candidato, che integra conoscenze tecniche e competenze trasversali in una valutazione olistica della sua idoneità al ruolo.
In entrambi i contesti, la nostra figura rappresenta un elemento di garanzia metodologica che assicura il rispetto dei principi di meritocrazia e trasparenza, adattando gli strumenti valutativi alle specificità di ciascuna tipologia di prova e mantenendo sempre al centro l’obiettivo di una selezione equa e orientata alla persona.

10. Come contribuisce la professionalità dello psicologo del lavoro a valorizzare l’approccio umano che Recrytera applica nei processi di selezione pubblica?
La nostra formazione psicologica rappresenta un elemento chiave per mantenere la persona al centro dei processi di selezione, anche quando si opera all’interno di framework normativi rigorosi. Il nostro contributo consiste nel garantire che ogni valutazione, pur rispettando i criteri di oggettività e trasparenza richiesti, tenga conto della complessità e dell’unicità di ciascun candidato.
Questo si traduce nella capacità di andare oltre una valutazione puramente tecnica, integrando una lettura più profonda delle competenze trasversali, delle motivazioni e del potenziale di crescita delle persone. Il nostro approccio aiuta a identificare non solo ciò che un candidato è in grado di fare, ma anche come si pone nei confronti delle sfide professionali e quale contributo può realmente offrire nel contesto specifico.
La nostra professionalità contribuisce inoltre a creare un ambiente di valutazione più accogliente e costruttivo, dove i candidati possono sentirsi valorizzati come persone e non solo come portatori di competenze. Questo clima di rispetto e attenzione facilita l’emergere delle reali potenzialità individuali, permettendo una selezione più accurata e significativa.
In sostanza, il nostro ruolo è quello di umanizzare processi che potrebbero altrimenti risultare impersonali, trasformando ogni momento di valutazione in un’opportunità di riconoscimento del valore umano, dove l’eccellenza tecnica si coniuga con l’autenticità della persona.

L’intervista agli psicologi del lavoro di Recrytera ci ha offerto una prospettiva chiara e stimolante: il futuro della selezione pubblica è già qui, e si basa su un’integrazione intelligente tra tecnologia e fattore umano. L’impegno di Recrytera nel portare avanti un approccio orientato alla persona, guidato da solide basi scientifiche, dimostra come sia possibile ottenere risultati eccellenti, garantendo processi equi e trasparenti. Un esempio virtuoso di come l’innovazione e l’attenzione alle persone possano camminare di pari passo, costruendo un servizio pubblico sempre più all’altezza delle sfide di domani.

ForumPA 2025: la PA del futuro è “aumentata”, umana e interconnessa 

Si è conclusa l’edizione 2025 di ForumPA, l’evento di riferimento per l’innovazione nella Pubblica Amministrazione italiana, che dal 19 al 21 maggio ha riunito al Palazzo dei Congressi di Roma migliaia di partecipanti tra amministratori pubblici, aziende, esperti e cittadini.

Automazione, intelligenza artificiale, formazione e concorsi sempre più moderni: sono queste le leve principali su cui si sta costruendo il futuro della Pubblica Amministrazione. Al ForumPA 2025 si è parlato proprio di questo: come cambia la PA nell’era digitale, quali competenze saranno necessarie, e cosa significa davvero innovare nei servizi pubblici. In questo articolo facciamo il punto sui temi emersi durante l’evento, tra interventi istituzionali, riflessioni strategiche e nuove sfide per chi guarda con interesse – o ambizione – al mondo del lavoro pubblico.

Un titolo che è già un programma: “Verso una PA aumentata” 

Il tema di quest’anno, “Verso una PA aumentata. Persone, Tecnologie, Relazioni”, ha posto al centro una visione evoluta della Pubblica Amministrazione: non solo più digitale, ma soprattutto più capace di valorizzare le persone, sfruttare in modo strategico le tecnologie, e costruire relazioni efficaci con cittadini, imprese e altri attori pubblici.

A riguardo il Ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, ha ribadito la necessità di una PA moderna, proattiva e capace di attrarre e selezionare nuovi giovani talenti:

La PA digitale non è un’opzione: è una necessità. Dobbiamo costruire un’amministrazione che sia all’altezza delle sfide contemporanee, valorizzando il merito e puntando sulla formazione continua. La tecnologia deve essere al servizio delle persone, non sostituirle”.

Persone: il reclutamento al centro della sfida organizzativa

Uno dei focus chiave emersi nei convegni è stato il rinnovamento del capitale umano pubblico. Con il turnover generazionale in pieno corso, la PA è chiamata a gestire una trasformazione profonda dei propri processi di selezione e inserimento del personale.  

In particolare, si è discusso di:  

  • Modernizzazione dei concorsi pubblici, sempre più orientati a competenze trasversali e digitali.  
  • Introduzione di prove digitali, automatizzate e personalizzate, anche attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale per la preselezione.  
  • L’importanza della trasparenza e tracciabilità nei processi concorsuali, anche per rafforzare la fiducia dei candidati.  
  • Nuovi strumenti per il reclutamento territoriale e bandi mirati, pensati per favorire la copertura dei ruoli in aree a maggiore fabbisogno.  

Da segnalare il lancio del nuovo Portale nazionale del lavoro pubblico, pensato come hub per attrarre e orientare i giovani verso le carriere nella PA.  

Per noi di Recrytera, da anni al fianco delle amministrazioni pubbliche nell’organizzazione dei concorsi, questa fase rappresenta una svolta: l’innovazione non riguarda solo gli strumenti, ma anche e soprattutto le persone. È da qui che passa la costruzione della Pubblica Amministrazione del futuro.  

Persone: il reclutamento al centro della trasformazione della Pubblica Amministrazione 

Il rinnovamento del capitale umano pubblico è oggi una delle sfide più urgenti per la Pubblica Amministrazione. Con il turnover generazionale in atto, è in corso una trasformazione profonda dei processi di selezione, inserimento e formazione del personale. Il concorso pubblico non è più solo uno strumento amministrativo: diventa sempre più un punto strategico per costruire una PA moderna, competente e resiliente.  

Durante i vari convegni tenutisi, sono emersi alcuni assi di intervento prioritari: dalla modernizzazione dei concorsi, orientati a competenze trasversali e digitali, all’introduzione di prove automatizzate e personalizzate grazie all’intelligenza artificiale, fino all’uso di strumenti di tracciabilità per garantire trasparenza e rafforzare la fiducia dei candidati. In questo quadro si inserisce anche il lancio del nuovo Portale nazionale del lavoro pubblico, pensato come hub per attrarre e orientare i giovani verso le carriere nella PA, insieme a bandi mirati per il reclutamento territoriale.  

Francesco Federico, rappresentante del Dipartimento per la Trasformazione Digitale (DPWA), ha definito l’intelligenza artificiale come un “acceleratore esponenziale”, capace di sostituire molti processi ancora oggi manuali. Tuttavia, ha sottolineato come l’innovazione tecnologica debba andare di pari passo con una riorganizzazione profonda delle risorse umane: “Se non partiamo prima con la ricollocazione delle persone formandole su altri tipi di temi, poi abbiamo un problema: un’intelligenza artificiale che tutte le ditte vogliono avere, ma con impiegati che rischiano di restare indietro”.  

Un punto di vista condiviso anche da Greta Albicocco (AIPo – Agenzia Interregionale per il fiume Po), che ha evidenziato l’impegno della propria amministrazione nell’affrontare la transizione digitale attraverso percorsi formativi mirati, nonostante un’età media del personale piuttosto elevata: “Il cambiamento digitale va affrontato nel modo più veloce possibile. Stiamo utilizzando percorsi come Syllabus e i pacchetti formativi messi a disposizione dal Ministero”.  

Tecnologie: verso una PA intelligente, sicura e centrata sul cittadino 

A ForumPA 2025, il ruolo delle tecnologie si è confermato strategico per la costruzione di una Pubblica Amministrazione moderna e reattiva. Al centro del dibattito, l’adozione dell’intelligenza artificiale e del machine learning come leve per migliorare l’efficienza dei processi interni e offrire servizi pubblici sempre più personalizzati, semplici e orientati ai bisogni reali dei cittadini.  

La trasformazione digitale è stata raccontata non solo come una questione di strumenti, ma come una sfida sistemica che coinvolge infrastrutture, sicurezza, competenze e sostenibilità. Il cloud e il Polo Strategico Nazionale rappresentano oggi i pilastri di un nuovo ecosistema digitale, progettato per garantire affidabilità, autonomia tecnologica e una gestione sicura dei dati pubblici. L’interoperabilità tra sistemi, insieme alla cybersecurity, assume un ruolo cruciale nel proteggere la fiducia dei cittadini e nel garantire continuità operativa alle amministrazioni.  

Accanto all’innovazione tecnologica, emerge con forza la necessità di una comunicazione pubblica efficace, capace di accompagnare il cambiamento e di rendere accessibile il valore generato. Le tecnologie, infatti, non possono essere considerate neutre: è fondamentale che siano utilizzate per creare valore pubblico, rafforzare la coesione sociale e generare impatti sostenibili, soprattutto nei contesti territoriali più fragili come i piccoli comuni.  

ForumPA ha tracciato un messaggio chiaro: la vera innovazione si realizza quando tecnologia, organizzazione e cultura amministrativa evolvono insieme, al servizio di una PA più trasparente, inclusiva e capace di anticipare i bisogni della società.  

 

Collaborazione e reti: la PA come motore collettivo di innovazione 

La Pubblica Amministrazione non può innovarsi da sola. È quanto emerso con chiarezza durante ForumPA, dove è stato evidenziato come reti, partenariati e percorsi di co-progettazione siano oggi strumenti imprescindibili per affrontare con efficacia le sfide della trasformazione. Le esperienze di smart city, innovazione territoriale e digitalizzazione nei piccoli comuni rappresentano esempi concreti di come la collaborazione possa generare impatto reale.  

Un elemento chiave emerso dal confronto è stato proprio il valore delle reti tra pubbliche amministrazioni. Antonella Proietti (ENEA) ha raccontato l’esperienza della rete dei Comitati Unici di Garanzia (CUG), che da oltre dieci anni coinvolge più di 450 enti pubblici in un lavoro condiviso su temi come sicurezza, benessere organizzativo, pari opportunità e linguaggio inclusivo. “Le reti sono fondamentali – ha sottolineato – perché si condivide l’esperienza di uno e si fa squadra. Da soli si riesce a cambiare poco. Le reti fanno la differenza”.  

Una rete ben strutturata diventa infatti un potente motore di diffusione delle buone pratiche, capace di affrontare con maggiore efficacia questioni cruciali come il contrasto alla violenza di genere, la promozione del benessere nei luoghi di lavoro e la parità.  

ForumPA 2025 ha restituito così l’immagine di una PA in fermento: consapevole delle sfide ma anche delle opportunità, pronta a mettersi in gioco con nuove parole chiave – competenze, fiducia, collaborazione – che diventano la base di una nuova cultura amministrativa.  

Per noi di Recrytera, da anni al fianco delle amministrazioni pubbliche nell’organizzazione dei concorsi, questa fase rappresenta una svolta: l’innovazione non riguarda solo gli strumenti, ma anche e soprattutto le persone. È da qui che passa la costruzione della Pubblica Amministrazione del futuro. 

 

Assunzioni Giovani nella Pubblica Amministrazione

Assunzioni Giovani nella Pubblica Amministrazione: misure e strategie del decreto PA

Con il nuovo decreto-legge n. 25 approvato il 14 marzo 2025, il Governo rilancia la sfida di rinnovare la Pubblica Amministrazione puntando con decisione sui giovani. In un contesto segnato da carenze di personale e dalla necessità di nuove competenze, arrivano misure concrete per attrarre nuove generazioni e stabilizzare chi ha già avviato un percorso nella PA.

Tra gli strumenti messi in campo, spicca l’introduzione di una quota specifica nelle assunzioni riservata a diplomati degli Istituti Tecnologici Superiori (ITS Academy). Si tratta di una novità significativa, che riconosce il valore formativo degli ITS e apre la porta della PA a profili tecnici sempre più richiesti, in particolare nei settori dell’innovazione e del digitale. Questa misura è accompagnata dalla possibilità di trasformare i contratti a tempo determinato in rapporti stabili, a condizione che il servizio svolto sia valutato positivamente e che il candidato possegga i requisiti di accesso al pubblico impiego.

Accanto all’ampliamento delle opportunità per i nuovi ingressi, il decreto punta con forza anche alla stabilizzazione del personale già in servizio. In particolare, si favorisce la continuità dei contratti nell’ambito di amministrazioni strategiche come l’Agenzia Industrie Difesa e il Ministero dell’Interno, prevedendo il rinnovo di contratti di apprendistato e percorsi di stabilizzazione per figure tecniche già inserite con contratti a termine.

Grande attenzione nel decreto è dedicata anche al settore ambientale, con l’autorizzazione all’assunzione di cinquanta esperti altamente specializzati da inquadrare come funzionari. Una quota significativa di questi posti sarà riservata a chi, negli ultimi due anni, ha lavorato a vario titolo per il Ministero dell’Ambiente attraverso società partecipate. L’esperienza maturata sul campo diventa quindi un valore riconosciuto nei percorsi concorsuali, che verranno semplificati per garantire tempi rapidi e selezioni mirate.

Infine, per garantire la continuità dei servizi sociali, viene prorogato il termine per la stabilizzazione degli assistenti sociali assunti con contratti a tempo determinato. Una scelta che mira a tutelare figure chiave nel sostegno alle fasce più fragili della popolazione e a rafforzare l’efficacia dei servizi territoriali.

Il decreto si muove così su un doppio binario: da un lato attrae nuovi giovani talenti con percorsi dedicati e strumenti di formazione come il progetto “PA 110 e lode“; dall’altro consolida le posizioni di chi ha già dimostrato competenza e impegno nel servizio pubblico. Un passo importante verso una PA più giovane, preparata e stabile.

il ruolo di osc nei concorsi a supporto delle commissioni

Il ruolo dell’OSC nei concorsi pubblici: intervista a Andrea di Recrytera

La gestione dei concorsi pubblici è stata profondamente rivoluzionata dall’introduzione di tecnologie digitali e da innovazioni nei processi organizzativi. Per comprendere meglio il ruolo fondamentale dell’Operatore di Supporto alle Commissioni (OSC), abbiamo incontrato Andrea, professionista di Recrytera, che ci ha condiviso la sua esperienza diretta e le principali sfide di questo settore in evoluzione.

Chi è l’OSC nei concorsi pubblici: intervista ad Andrea di Recrytera

Qual è il tuo ruolo specifico durante lo svolgimento di una prova di concorso pubblico? 

Mi occupo di fornire supporto alle Commissioni di Concorso, in particolar modo nelle fasi immediatamente antecedenti la prova concorsuale mi occupo della gestione dei quesiti preparati dalle Commissioni e di supportarle nel caricamento di tali quesiti all’interno della nostra piattaforma per la predisposizione delle batterie (tracce) digitali e il successivo avvio delle operazioni di identificazione e consegna dei tablet da parte degli operatori incaricati.

Quali sono le principali esigenze delle commissioni esaminatrici e come le supporti nel corso della giornata?

L’esigenza principe delle Commissioni di concorso è quella di essere supportate da una figura di riferimento in ogni fase della procedura.

In particolar modo la figura a supporto della Commissione nella giornata concorsuale gestisce gli aspetti tecnologici della procedura, produce la reportistica necessaria e restituisce un quadro sintetico dei dati relativi alle prove concorsuali.

Quali sono le attività che svolgi prima dell’inizio della prova per garantire che tutto si svolga correttamente?  

Dopo la predisposizione delle buste contenenti le prove è necessario comunicare con il DGE per accertarsi che le informazioni siano correttamente condivise e che il personale sia pronto. Accertato ciò, si dà l’autorizzazione a procedere all’apertura del checkin digitale.


In che modo Recrytera ha rivoluzionato il supporto alle commissioni esaminatrici e quali innovazioni porta nel settore? 

Recrytera ha introdotto, attraverso l’OSC, una figura a totale servizio delle Commissioni. Spesso le modalità concorsuali rappresentano una vera e propria materia a sé stante e l’OSC rappresenta una guida preziosa.

Tra le innovazioni portate nel settore da Recrytera menzioniamo la nostra piattaforma proprietaria, con la quale viene gestita l’intera procedura concorsuale in maniera sicura, trasparente ed automatizzata, dalla convocazione dei candidati alla loro identificazione sino ad arrivare alla restituzione dei risultati e all’eventuale pubblicazione degli esiti sulla piattaforma.

 

Quali strumenti e materiali devono essere sempre a disposizione della commissione durante la prova? 

La Commissione ha solitamente una sala riservata per poter predisporre in autonomia i quesiti oggetto della prova d’esame. La strumentazione sovente fornita prevede una stampante, carta, buste per inserire le prove e sigillarle.

Quali procedure segui per garantire il rispetto delle normative e la trasparenza del concorso?  

Recrytera provvede ad una continua formazione dei propri dipendenti che ci permette di stare al passo con gli aggiornamenti normativi e garantire il corretto svolgimento delle procedure in termini di trasparenza.

La piattaforma di gestione delle prove concorsuali e la soluzione Recrytera garantisce la conservazione e immodificabilità delle prove dei candidati, la correzione da parte delle Commissioni delle prove direttamente in piattaforma e garantendo il totale anonimato e quindi l’imparzialità di giudizio.

Qual è, secondo te, il valore aggiunto che Recrytera offre nell’organizzazione e gestione delle prove di concorso?

La velocità con la quale riusciamo ad avviare e portare a termine una procedura in un breve arco temporale, riuscendo a fornire al cliente un servizio a 360 gradi che inizia dalle attività di supporto alla stesura dei bandi e configurazione sul portale unico del reclutamento (InPA) fino alla restituzione delle graduatorie di concorso, passando per l’individuazione di sedi adatte, personale tecnico di supporto e della strumentazione tecnologica.

Come vedi l’evoluzione dei concorsi pubblici in Italia e il ruolo di protagonista che Recrytera può assumere in questo scenario?  

La costante innovazione tecnologica in atto porterà le procedure concorsuali a velocizzarsi e semplificarsi sempre di più, cercando di venire incontro alle sempre maggiori esigenze del “SISTEMA PAESE”.

Credo che Recrytera stia già ricoprendo un ruolo di fondamentale importanza all’interno dell’evoluzione digitale e potrà continuare a farlo, mantenendo e consolidando la propria leadership, negli anni a venire all’interno del panorama della Pubblica Amministrazione italiana e del SSN e sviluppando nuove sinergie a livello internazionale.

Quali qualità e competenze sono essenziali per chi svolge il tuo ruolo?

Tra le qualità essenziali per chi svolge il ruolo di Supporto alle Commissioni sono sicuramente la precisione e l’attenzione in tutti gli aspetti della procedura Concorsuale.

Una giusta preparazione del quadro normativo di riferimento ed una spiccata capacità a relazionarsi sono altri due elementi fondamentali per chi svolge il mio ruolo.