In un contesto in cui l’organizzazione dei concorsi pubblici riveste un’importanza strategica, il ruolo del Contest Manager è cruciale per garantirne la regolarità e l’efficacia. In questa intervista esclusiva a Lara, contest manager di Recrytera, esploreremo le responsabilità e le dinamiche di questa figura professionale. Lara ci offrirà una prospettiva privilegiata sul processo concorsuale, dall’ideazione alla sua conclusione.
1. Sappiamo che la figura del contest manager è cruciale nell’organizzazione e gestione dei concorsi pubblici. Potresti descriverci nel dettaglio quali sono le principali responsabilità e come il tuo lavoro si inserisce nel più ampio processo concorsuale, dall’ideazione fino alla conclusione?
Il contest manager è il professionista incaricato di ideare, pianificare, coordinare e supervisionare tutte le fasi di un concorso pubblico, nel rispetto della normativa vigente (es. D.Lgs. 165/2001, Codice dei contratti pubblici, Codice dell’amministrazione digitale, ecc.) e degli obiettivi dell’amministrazione. Non si limita ad “eseguire” la procedura: lavora a stretto contatto con dirigenti, uffici legali, commissioni e fornitori, ed è il punto di riferimento interno ed esterno per l’intero iter concorsuale.
È importante rimanere accanto all’Amministrazione supportandola nella corretta interpretazione della normativa sempre in evoluzione per integrare le esigenze del cliente con il fabbisogno e la corretta modalità di espletamento dell’intera procedura di selezione.
Le principali responsabilità del Contest Manager posso riassumerle in alcuni punti:
1) Analisi del fabbisogno e progettazione del bando
Collabora con gli uffici HR e la dirigenza per definire i profili da reclutare, in base alla dotazione organica e al piano dei fabbisogni. Redige o coordina la stesura del bando di concorso, curando: requisiti d’accesso, modalità di selezione (prove, titoli, punteggi), criteri di valutazione, adempimenti legali e trasparenza amministrativa. Assicura che il bando sia pubblicato correttamente su portali ufficiali (INPA, Gazzetta Ufficiale, sito dell’ente, ecc.).
2) Supporto e segreteria della Commissione esaminatrice: Organizza le sedute e fornisce supporto tecnico-amministrativo alla Commissione. Cura la verbalizzazione delle operazioni, la riservatezza degli atti, la corretta applicazione dei criteri valutativi, interviene (senza influenzare il merito) per garantire correttezza procedurale e rispetto dei tempi.
3) Gestione della trasparenza, degli atti e dei ricorsi. Cura la pubblicazione degli atti (graduatorie, verbali, punteggi). Gestisce eventuali accessi agli atti e istanze dei candidati. Coordina con l’ufficio legale la gestione dei ricorsi amministrativi o contenziosi. Assicura il rispetto della normativa su privacy (GDPR) e anticorruzione (L. 190/2012).
4) Conclusione e inserimento del personale: Supervisiona l’approvazione della graduatoria definitiva. Coordina la comunicazione con i vincitori e l’avvio delle assunzioni. Supporta gli uffici nell’inserimento del personale in pianta organica e nella stipula dei contratti.
2. Il panorama dei concorsi pubblici è in continua evoluzione, spesso con l’introduzione di nuove normative o metodologie. Quali sono le sfide più significative che affronti quotidianamente nel tuo ruolo e come vedi l’attuale direzione di cambiamento nel mondo dei concorsi pubblici, anche alla luce delle recenti riforme?
Come Responsabile della gestione e organizzazione dei concorsi pubblici in Italia, mi trovo ad affrontare quotidianamente una serie di sfide complesse e stratificate, che riflettono l’evoluzione normativa, tecnologica e sociale del settore pubblico. Di seguito elenco le principali difficoltà e fornisco un’analisi dell’attuale direzione di cambiamento, anche alla luce delle recenti riforme.
Le riforme degli ultimi anni (es. PNRR, riforma della PA) hanno introdotto nuove modalità di reclutamento, come le procedure semplificate, digitalizzate e più rapide. Adeguarsi rapidamente a questi cambiamenti richiede un aggiornamento continuo di procedure, regolamenti interni e prassi operative. Le normative sono spesso complesse, con margini interpretativi che rendono difficile l’applicazione uniforme tra enti. L’abbandono delle prove scritte tradizionali (a tema, a mano) in favore di quiz a risposta multipla e prove digitali consente di bandire più concorsi all’anno ed è importante essere presenti e fare la buona consulenza per ottenere risultati non solo quantitativi ma qualitativi.
Le selezioni infatti sono sempre più orientate a testare competenze pratiche e attitudinali, oltre alle conoscenze teoriche.
Il mio compito è quello di integrare le nuove metodologie con le esigenze espresse dagli Enti in un’ottica di efficienza, trasparenza ed equità.
3. Oggi si parla molto di un cambiamento di paradigma nella Pubblica Amministrazione, che non cerca più solo competenze tecniche, ma anche un set di soft skills. Dal tuo punto di osservazione, quali sono le soft skills che ritieni indispensabili per chi aspira a lavorare nella PA e come vengono valutate (o dovrebbero essere valutate) durante le prove concorsuali?
È evidente che la Pubblica Amministrazione stia attraversando una fase di rinnovamento profondo. Non si tratta solo di cambiare strumenti e procedure, ma di una vera e propria rivisitazione del profilo ideale del dipendente pubblico.
Se prima il focus era quasi esclusivamente sulle competenze tecnico-normative, oggi si riconosce sempre più che la qualità del servizio pubblico dipende anche – e forse soprattutto – da un insieme di soft skills, indispensabili per affrontare contesti complessi, dinamici e relazionali.
Ecco le soft skills che ritengo fondamentali:
- Capacità di lavorare in team
- La PA moderna lavora sempre più per progetti trasversali e interdipartimentali.
- Il lavoro in silos è un ostacolo all’innovazione e alla qualità del servizio.
2. Comunicazione efficace (scritta e orale)
- Essenziale per interfacciarsi con cittadini, colleghi e stakeholder esterni.
- Richiesta chiarezza, sintesi, e capacità di ascolto attivo.
3. Problem solving e pensiero critico
- La burocrazia oggi deve risolvere problemi, non crearli.
- Servono persone capaci di interpretare la norma in modo intelligente, flessibile e orientato all’obiettivo.
4. Gestione dello stress e adattabilità
- Il contesto normativo e operativo è in continua evoluzione.
- Il dipendente pubblico deve saper reagire con resilienza a picchi di lavoro, riforme, cambiamenti organizzativi.
5. Orientamento al risultato e senso di responsabilità
- Sempre più enti adottano logiche di performance management: non basta “fare”, bisogna “raggiungere obiettivi”.
6. Competenze digitali trasversali
- Non è solo una competenza tecnica: implica la capacità di muoversi in ambienti digitali, apprendere strumenti nuovi, usare in modo consapevole dati e piattaforme.
7. Etica e senso del servizio pubblico
- Forse la soft skill più “dimenticata”, ma essenziale: saper conciliare il rispetto delle regole con l’interesse pubblico e il benessere collettivo.
4. In un contesto in cui la PA mira a diventare più efficiente, innovativa e orientata ai servizi, cosa cerca realmente la Pubblica Amministrazione nei candidati che partecipano ai concorsi? Quali sono i profili e le attitudini che, a tuo avviso, la PA sta privilegiando per costruire il suo futuro?
La PA del futuro cerca candidati che siano professionisti, non burocrati. Che sappiano lavorare con intelligenza, autonomia e senso del servizio. Che non abbiano paura del cambiamento, ma lo sappiano guidare. È un cambio di paradigma lento, non privo di resistenze, ma ormai irreversibile. Sempre più bandi, soprattutto a livello centrale (Funzione Pubblica, Ministeri, Agenzie), privilegiano: profili ibridi, ad esempio: giurista + competenze digitali, amministrativo + project management, tecnico + comunicazione pubblica.
Candidati giovani, ma non inesperti: molti concorsi puntano a valorizzare esperienze formative e professionali nel settore privato o del terzo settore, per contaminare la PA.
Figure con approccio proattivo, che nella fase orale riescono a dimostrare non solo conoscenza normativa, ma anche capacità di analisi e proposta.
La PA continua ad avere bisogno di profili specialistici: giuristi, contabili, ingegneri, informatici, esperti ambientali, tecnici amministrativi. Tuttavia, viene sempre più apprezzata la capacità di adattare le competenze tecniche a contesti diversi, interdisciplinari, in continua evoluzione normativa e organizzativa.
I candidati ideali sono portatori di cambiamento, in grado di proporre soluzioni nuove, usare strumenti digitali, digitalizzare processi o semplificare adempimenti. Questo vale anche per figure “classiche” come il funzionario amministrativo: oggi si chiede capacità di ripensare processi, non solo gestirli. Non basta più “fare la propria parte”: i profili ricercati sono quelli capaci di vedere il quadro d’insieme, di lavorare per obiettivi e con spirito di servizio. La PA cerca candidati che capiscano che l’efficienza non è un fine, ma un mezzo per offrire servizi migliori, più accessibili e trasparenti. La PA cerca persone che sanno e vogliono imparare: flessibili, curiose, aggiornate. Non bastano i titoli conseguiti: serve la capacità di aggiornarsi costantemente su normative, tecnologie e metodologie.
5. Le modalità di selezione nei concorsi pubblici stanno subendo significative trasformazioni, con l’introduzione di prove più dinamiche e meno focalizzate sulla mera memorizzazione. Ci puoi parlare di come stanno cambiando le tipologie di prove concorsuali e in che modo queste nuove metodologie cercano di identificare i candidati più idonei per le esigenze attuali della PA?
Certamente, stiamo assistendo a un vero e proprio cambiamento di paradigma nelle modalità di selezione dei concorsi pubblici in Italia. Le riforme degli ultimi anni, spinte soprattutto dal PNRR, dal Decreto Reclutamento e dalla necessità di svecchiare la macchina amministrativa – stanno portando a una profonda revisione dei modelli concorsuali, con l’obiettivo di renderli:
- più agili nei tempi,
- più coerenti con le reali competenze richieste,
- più meritocratici e trasparenti.
Un tempo le prove scritte si basavano quasi esclusivamente sulla conoscenza mnemonica di leggi e regolamenti. Oggi viene privilegiata la comprensione applicativa del diritto e delle norme, le domande sono sempre più spesso casistiche (“Cosa faresti se…”) o legate a situazioni reali. Si punta sulla capacità di ragionamento logico-giuridico, più che sulla ripetizione pedissequa di articoli.
Le prove scritte sono quasi sempre informatizzate, con quiz a risposta multipla. Oltre alla parte tecnico-normativa, si introducono sempre più: logica e ragionamento critico, comprensione del testo, competenze digitali, capacità numeriche.
I Vantaggi sono certamente la rapidità di correzione e pubblicazione graduatorie e l’oggettività e trasparenza (difficile contestare una risposta automatizzata).
Maggiore utilizzo di prove attitudinali e comportamentali (soft skills).
In fase di sperimentazione (e in alcuni enti già in uso), si stanno diffondendo: Situational Judgment Test (SJT): test basati su scenari realistici per valutare decision-making, etica, problem solving.
Domande comportamentali nel colloquio: “Racconti un episodio in cui ha dovuto lavorare sotto pressione”.
Assessment center (ancora rari): prove di gruppo, role playing, discussioni simulate per osservare le capacità trasversali.
I Colloqui sono sempre più orientati alla motivazione e alle competenze trasversali; l’orale non è più solo una verifica delle conoscenze., ma si presta attenzione a: motivazione al ruolo e alla missione pubblica, coerenza del percorso di studi e delle esperienze, capacità comunicative e relazionali, competenze digitali e flessibilità operativa.
Cresce il peso della valutazione dei titoli (formativi e professionali), soprattutto per concorsi di profilo tecnico o specialistico.
In alcuni casi (es. concorsi PNRR, profili ICT o STEM), la valutazione dei titoli può sostituire una prova o pesare molto in graduatoria finale.
6. Concludendo, quale consiglio ti sentiresti di dare a chi oggi desidera intraprendere una carriera nella Pubblica Amministrazione? Quali sono gli aspetti su cui dovrebbero concentrarsi maggiormente per prepararsi al meglio ai concorsi e per essere professionisti di successo nella PA del futuro?
Chi oggi desidera intraprendere una carriera nella Pubblica Amministrazione in Italia si trova in un momento molto interessante, ma anche impegnativo: la PA sta cambiando pelle e cerca persone in grado di portare valore, non solo eseguire norme. Se dovessi dare un consiglio, ne darei in realtà tre, tra loro collegati, che toccano mente, metodo e motivazione.
1. Vai oltre lo studio mnemonico: forma un pensiero critico e operativo
Non basta più imparare a memoria articoli e norme. Oggi serve: capire i principi che guidano l’azione amministrativa (trasparenza, legalità, efficacia, imparzialità…), saper applicare le norme a casi pratici, a contesti complessi, a problemi concreti, collegare competenze giuridiche, economiche, digitali, con un approccio integrato.
2. Allenati sulle competenze trasversali e digitali
Chi entra oggi nella PA dovrà: usare piattaforme, banche dati, strumenti di collaborazione online, lavorare in team, a distanza, su progetti complessi, comunicare con chiarezza con cittadini, colleghi e soggetti esterni.
3. Abbi chiaro perché vuoi lavorare nella PA
Il lavoro pubblico non è (più) solo un posto fisso. Deve essere soprattutto una missione di servizio al cittadino, una responsabilità verso la collettività, un’opportunità per contribuire a modernizzare e migliorare il Paese.
Questa intervista ha offerto una panoramica chiara sulle dinamiche attuali e sulle trasformazioni in atto nel mondo dei concorsi pubblici e della Pubblica Amministrazione. Abbiamo esplorato l’importanza di un approccio dinamico alla selezione e l’esigenza di individuare profili che possano contribuire attivamente all’innovazione e all’efficienza della PA.
I consigli finali di Lara rappresentano una guida essenziale per chi aspira a una carriera nella Pubblica Amministrazione, sottolineando l’importanza di una preparazione mirata e di una comprensione approfondita delle nuove esigenze della PA.